
Questo blog, questo bambino ormai cresciuto, è un pezzo di me schiaffato sul web, una specie di capsula del tempo che parlerà di me ai posteri e alla futura me stessa. È un esserino che amo, con fatica. Philip Roth diceva che scrivere stanca, sfianca. E aveva ragione. Tocca scavare nel presente, nel passato, vangare le emozioni: è una fatica enorme. In più, questo bimbo rappresenta tutta la vita con la cana, una vita finita, perduta, divenuta romanzo. Nostalgia!
Negli anni si sono stratificati ricordi, esperienze, panorami, amici perduti e amici trovati. Un minestrone di vita che se ne sta qui a ricordarmi l’impermanenza e questa i m p e r m a n e n z a…un pó mi secca. Soprattutto quando mi porta via gli esseri amati. Ma adesso ricomincio da noi. Perché finché ci son carte voglio giocare la partita. Ricomincio ora che un bel pó di guai li ho sistemati e sono stanchissima e desiderosa di recuperare quello che amo fare, fra un dovere e un dovere assolutamente. E mettiamocelo un volere e un piacere!
Ricomincio da una pagina di diario scritta a penna su un quaderno nuovo, regalatomi da mia sorella lo scorso Natale. Era il 10.1.2022 e scrivevo questa piccola lettera a mia figlia: “Amore mio, sogno divenuto realtà, mia piccola creatura magica, mamma apre questo quaderno bianco con tanta paura. Ma mamma non l’ha mai data vinta alla paura, neanche quando minacciava di portarti via da me. Amore mio, ti ho data alla luce perché tu fossi padrona del mondo e lo sei. Ti darò tutto ciò che ti serve per abbandonarmi non appena arriverà il momento. Sarò sempre, sempre, sempre ferma, cosicché tu sappia dove trovarmi in ogni istante. Innaffierò la tua gioia, la tua fiducia, la pace. Amore mio, stiamo vivendo un’epoca buia e ci tocca illuminarla con tutta la forza che abbiamo. Perciò ti chiedo scusa per tutte le volte in cui ho ceduto alla rabbia, alla stanchezza, allo sconforto. Ti prometto che combatterò per essere sempre più forte, sempre più calma; ricomincerò a respirare a pieni polmoni, te lo prometto. Ascolto Youkali. È lì che andremo, piccola mia. Te lo prometto. Noi costruiremo Youkali e la abiteremo. Io ti ho custodita.”
E finisce così, con questo ‘Io ti ho custodita’ che mi sembra perfetto, meraviglioso. A maggior ragione perché rimane sospeso. Io mi sono fatta casa per lei. È stato ed è meraviglioso, apocalittico, meravigliosamente apocalittico. A Youkali ci siamo. Perché che altro ci serve? Facciamo come ci pare e ce la caviamo tra qualunque onda.