E’ stata una dura battaglia con questo virus. Non è stata una passeggiata, ma una scoperta. Ho avuto molta paura. Da quando bambina, non potevo uscire di casa senza avere il mio inalatore a causa dell’asma, ho sempre avuto il terrore di non poter respirare. Il respiro è il centro dell’esistenza. Incontrare qualcosa che ti toglie il respiro è enorme. Ma mi sono accorta che il cuore del mio terrore non era nella malattia in se, ma nella possibilità di essere curata in modo giusto. Sola, con la bimba, immaginavo la terribile eventualità di finire in ospedale. E’ stato orribile pensarmi in un mondo così ostile. Qualunque siano le motivazioni, anche le migliori, le più giuste, questo non è un buon posto per l’umanità.
Mi sveglio sempre molto presto. Quando ancora tutto è avvolto dal silenzio. Benché non vi sia mai un silenzio assoluto. In un palazzo con tanti appartamenti i ritmi si moltiplicano e si sovrappongono. Da dodici giorni siamo rinchiuse e stamattina usciremo per andare a sottoporci all’ennesimo tampone. Ancora dolori al petto e alle spalle, ma il peggio sembra passato. Tornare fuori, però, mi fa davvero paura. Ieri Sole è uscita sul balcone e ballava, faceva gira gira, urlava ‘soooooooleeeeeeeeee’, perché lei lo sente il potere del sole, la sua necessità. E’ davvero una creatura speciale e sono infinitamente grata che abbia scelto me per arrivare su questa terra. Non ho dubbi sulla bellezza di questa scelta. Ma sono molto stanca perché ogni piccolo gesto quotidiano è diventato complesso e irrazionale. Perché da troppo tempo stringo i denti di fronte alla totale negazioni dei miei diritti e la gestione della pandemia ha solo ratificato un modo di non curarsi dei bisogni del paese, ma solo di quelli del potere e di un’economia oscena e indifferente ai valori umani. Mi sento travolta da questa cecità dilagante.
Mi sentirò esule se andrò via, ma sarò esule anche se rimarrò per ritrovare in qualche modo un posto dove fiorire. Fino ad oggi la paura di soffrire e di sentirmi ancora diversa, in minoranza, scacciata, mi ha frenata. Ho evitato di mettermi in sterili polemiche e di sottopormi al rischio di commenti feroci. Sbagliato! Non è corretto tenere un basso profilo quando in ballo c’è davvero tanto. Stand up for your rights…cantava qualcuno. OK. Mi va benissimo essere aggredita, abbandonata, schernita o peggio ancora. Qualunque cosa accada, io ho da prendermi cura di due anime preziose, la mia e quella della piccola Sole. A volte staremo scomode. Ma lei saprà sempre che la mamma sta dove deve stare e che la mamma non si arrende e che la mamma ha sempre combattuto per la giustizia e che la giustizia non ci deve convenire: si difende e basta.
I miei nonni erano medici. Erano ottimi medici. Si prendevano cura delle persone, come fa un medico. Erano ottime persone. Forse avrebbero abbracciato questa idea di cura, non so. Può essere. Ma non riesco proprio a immaginarli feroci, ingiusti, aggressivi. Se chiudo gli occhi vedo la loro totale dedizione, l’amore per questo lavoro che è stato calpestato. Non esiste un solo motivo giusto per trattare la cura delle persone in questo modo indecente. E un giorno potrebbe toccare a voi. Potrebbe esserci un’altra emergenza, un’altra richiesta alla quale non vi sentite di rispondere. Potrebbe. La vita è circolare. Prima o poi le nostre azioni ci riprendono e anche le nostre omissioni. Si chiama karma ed è una bella cosa. Si chiamerebbe compassione. Ed è una facoltà dell’animo umano che andrebbe coltivata fin da piccoli. E’ garanzia di cura e di sopravvivenza per tutti perché esce dalla sfera dell’Io, perché è noi.
E poi c’è stata la mia dottoressa, che non è stata in vigile attesa. La mia dottoressa che dice che il medico visita e il medico cura. Strana, eh? Ci sono state le mail con febbre e saturazione e le telefonate nelle quali mi ha tranquillizzata e le cure tempestive ed efficaci e gli yuppiiiiiiii scritti via mail quando si vedevano dei miglioramenti…pian piano ho capito che non tutto il mondo era caduto nella trappola, che qualcuno aveva mantenuto la sua direzione. Ho avuto tanta paura ed è stato orribile. Ho pensato a tutti quelli che si son trovati a soffrire e morire da soli. Non che stessi morendo, ma quando ti manca il respiro non hai casa a cui tornare. Il respiro è la casa. Perciò oggi, con immensa gratitudine, torno al respiro anche se fa ancora male. Me lo riprenderò pian piano, ci farò pace.
E pian piano ricostruirò una vita che son stata costretta a smantellare. Una vita che mi piaceva. Considererò un’occasione preziosa questa di fare scelte ancora più radicali, di rimanere con l’essenziale. Avrò occasione di valutare cosa è realmente essenziale. MAI ESIBIRO’ UNA TESSERA PER ESERCITARE I MIEI DIRITTI! Non ho più paura di essere esclusa. Voglio essere esclusa da questo gioco. Io gioco fuori con altri complici, e ce ne sono. A volte è bello incontrarsi. A volte può essere deludente, perché siamo tutti in un turbine nel quale la causa rischia di essere più importante della relazione. Ma ci siamo. Imperfetti, sotto pressione, spaventati, determinati. Io ci sono. Sole c’è. Sono pronta per il resto della mia vita. Io non ho paura di avere paura. Giochiamo!