Sono passati parecchi mesi, mesi nei quali mi son spogliata di tutto, ho abbandonato ogni certezza residua. Mi son sentita persa, sola, alla deriva. Mi son goduta questa meravigliosa creatura che a buon diritto posso chiamare figlia. Ho pensato, ripensato, sentito alla bocca dello stomaco il senso di una vita che finisce, di un vecchio abito che deve andare via. Per sempre. Son trascorsi mesi in emergenza cercando di mantenere la rotta. Ricordati, figlia mia, che nella tempesta non devi mai distogliere lo sguardo dalla meta. Arriveranno onde altissime, ma tu non ti turbare: sfidale, quelle onde. Le han fatte perché imparassi a surfarle. So che sei una tosta, peggio di me. Che sei più forte e meglio armata. Non temo che tu ti perda. Io sono una roccia e saprai sempre tornare a casa. Io sono la tua casa e il mondo è il tuo parco giochi. Saprai tutto ciò che a me è mancato. E già sai che io non mi muovo. Io sto dove DEVO stare.
Non ho più certezze, ma un apprezzabile vuoto, buono solo per chi ha il coraggio di guardarci dentro. Questa pandemia si è portata via tante persone amate e non mi riferisco a chi è morto. Il virus ha scoperto le carte e mostrato la natura degli umani, quella che si svela appieno solo nelle grandi crisi. In guerra, quando le bombe cadono e il pericolo di perdere la vita è dietro l’angolo, si vede chi è chi. In questo caso il faro che si è acceso era potentissimo e la verità è arrivata a valanga. E io, pian piano, ho lasciato scivolare via dal mio cuore esseri che credevo di amare. Non ho voglia di vederli, ne di ascoltare le loro ragioni che sempre hanno forma di urla e di insulti. La mia parola preferita, ultimamente, è rispetto.
Io ho scelto la pace. Ho scelto il rispetto. Ho scelto la cura di valori che non possono dipendere da condizioni esterne. Mai e dico mai mi sarei permessa di screditare, sbeffeggiare, insultare e mettere all’angolo nessuno. Nessuno. Ritengo aberranti certe cose che stanno accadendo in questo Paese. Ne sono offesa e molto spaventata. Ma le ragioni politiche dei politici le capisco e arrivo persino ad accettarle, tanto il loro orrore è necessario all’equilibrio dell’Universo. Del giornalismo neanche parlo: è morto tanto tempo fa. Quello che non accetterò mai è l’arroganza di chi liquida il pensiero divergente a suon di ”siete dei coglioni!”. Non vi voglio mai più intorno. Ritengo una perdita di tempo l’amarvi o, peggio, il tentare un dialogo. Ma quanto mi piacerebbe che un giorno, per caso, vi trovaste in qualche nicchia nella quale non siete abbastanza numerosi per far ruggire le tastiere tutti assieme o per fare battute di bassa lega in coro. Vorrei vedervi all’angolo per un quarto d’ora. Non credo resistereste di più.
Vorrei vedervi rischiare tutto in nome della libertà, avere il fegato di uscire dalle trincee e prendervi in petto i colpi di qualcun altro. Ma ho tutto questo disgusto che scivola via come olio tiepido e non ho tempo ne voglia di coltivare il male. Mi piace essere sola, oppure in pochi e scelti compagni. Adoro stare all’angolo e non lasciare niente al caso; tessere la mia tela da snob. Non mi rimpicciolisco più di fronte a un ‘sei pazza!’. Io sono pazza. E ho il diritto di esserlo. Sono divergente e molto intelligente.
Mamma, domenica scorsa, mi ha fatto un sacco di complimenti perché avevo un viso disteso e pacifico. Sei bella!, continuava a ripetere. Bontà sua, dico io. Ovviamente non mi capita spesso di essere così pacificamente bella. Le ho spiegato che la pace è stata una scelta fatta a tavolino. Tenuto conto del fatto che sono oppressa da pensieri non miei, orientamenti non miei, violenze di ogni genere e da un virus che ha stravolto anche la mia vita, decido di navigare la realtà esattamente così come è. Sarò in compagnia di pochissimi e sceltissimi compagni di viaggio. Non distoglierò mai lo sguardo dall’isola verso la quale navigo. Trascorrerò il tempo all’aperto, più tempo possibile. Reciterò perché io sono il recitare. Scriverò perché io sono lo scrivere. Sognerò e progetterò perché io sono sogni e progetti. Continuerò a godermi questa meravigliosa avventura che porta il nome di maternità e della quale, nonostante tutto, riesco sempre a cogliere il lato migliore (prima o poi).
Vorrei potervi dire che non c’è niente di personale, ma non posso. Mi allontano. E già mi sento meglio, molto meglio.
Vi prego, astenetevi da qualunque forma di commento, che si tratti di intubazione o robe di appestamenti…beh, lasciate perdere. Certi pensieri maligni vi fanno tanto bruttin* bruttin* bruttin*

Hai tutta la mia comprensione. Siamo in tanti nella stessa situazione.
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Un vero incubo! Ti abbracciamo!!!
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