Smettiamola di dire che questo è stato un anno funesto, che si è portato via i migliori. La morte esiste. Gigi aveva 80 anni. Lo avremmo voluto con noi il più a lungo possibile, ma la vita di tutti termina. Ed è questo il fatto importante che sembriamo aver rimosso chirurgicamente dalle nostre coscienze. Non deve piacerci. Anzi, è probabile che alla maggior parte di noi l’idea non piaccia affatto. E non dobbiamo neanche pensarci tutto il tempo. Possiamo fare gli scongiuri. Teniamola però a mente questa cosa, perché è una maestra.
Gigi è morto dopo una vita piena, consegnando alla terra il meglio di sé. Il vuoto che le persone si lasciano dietro è sempre proporzionale al pieno che hanno saputo costruire. E quindi prendiamola dal verso giusto la perdita. Facciamo che sia quella pacca sul sedere che ci spinge ad alzare il deretano e a non perdere neanche un attimo, nemmeno un fiato.
E che dovremmo fare? Vivere, e che altro? Non semplicemente infilare un respiro dietro l’altro, ma vivere davvero. Fare delle nostre vite un inno alla gioia. Fare ciò che amiamo anche quando il mondo intero sembra remarci contro. Ma ci pensate che grande perdita sarebbe stata se Gigi avesse accontentato la mamma e si fosse trovato un bel posto sicuro nel quale trascorrere l’esistenza al riparo da ogni rischio. Ci pensate? Omioddiocheorrore!!!
Non voglio dire che dovremmo diventare tutti famosi o che siamo tutti obbligati a essere geniali, ma che ce la dobbiamo spassare con le onde della vita, che dovremmo dare il meglio. Quanti di noi passano gran parte del loro tempo a fare cose che detestano, quanti, con scuse di vario genere, non si sono mai concessi un passo falso, o un sonoro fallimento, che è sintomo gravissimo di vita vissuta?
Ebbene, io ci penso spesso, quasi ossessivamente, a questa storia che la vita è un’occasione unica. Mi domando se ho dato abbastanza, se ho evitato i compromessi, se ho scommesso abbastanza, se sto veramente facendo fiorire la mia essenza. Io questa urgenza di vivere me la ricordo fin da bambina e mi ricordo l’enorme tristezza di voler vivere al massimo, ma di combattere con la depressione che ti atterra e tu non sei nessuno. Poi ho capito che quella, la tristezza maxima, ti acchiappa solo se non stai vivendo nella verità, se ti sforzi di accontentare qualcun altro piuttosto che star lì ad annaffiare il tuo daimon.
E allora si – diceva il grande Pino – che vale a pena e vivere e suffrì (Allora si, Pino Daniele). Stanotte voglio onorare questa enorme perdita con un altro pacco di buoni propositi per il futuro e con queste parole che non ho rimandato di scrivere perché domani non esiste. Oggi è tutto ciò che ho. E i buoni propositi, dunque? Quelli sono il miglior carburante per alzarsi la mattina e mettersi in marcia verso se stessi.
Gigi, tu ci hai fatti divertire sul serio. Sei stato un professionista di rara bravura, un talento invidiabile. Tu hai onorato questo mestiere. Tu sei la testimonianza di quanto grande e sacro e necessario all’essere umano sia quel magico rituale detto teatro. Hai fatto bene a non trovarti un lavoro sicuro.
Il giorno 2 novembre 2020 ci lasciava, proprio nel giorno del suo compleanno, il grande Gigi Proietti. A lui è dedicata questa breve riflessione.