
C’era una canzone che faceva […]io cammino di notte da sola[…],
ve la ricordate? Quando ci ripenso me la canto in testa CONVINTA che voi possiate sentirla, un po come a mia nonna sembrava giusto firmarsi nei messaggi registrati sulle segreterie telefoniche, CONVINTA che, altrimenti, noi nipoti non l’avremmo riconosciuta. “Robertuzza, ti ho chiamata per sapere come stai, ma non mi rispondi. Forse sei uscita…eccetera eccetera eccetera. La nonna”. Alla fine noi tutti saremo ricordati e amati più per le nostre stranezze che per le cose fatte a modino, come dicono a Firenze e dintorni. Converrebbe amarle, anche da noi stessi e il più possibile, le nostre ‘divergenze’. Mi è capitato di canticchiarla, la suddetta canzone, in moltissime occasioni. Perché io sono una che di notte da sola… Sono quel personaggio della storia che funziona se fa la cana sciolta, eccentrica e un po misteriosa, positiva con un tocco di noir e così via.
Sono quella che di notte da sola. La sceneggiatrice non mi farebbe mai finire in un interno borghese con una vita liscia e in buona compagnia. In un interno borghese forse si.
Rischio di scivolare più verso lo stile gattara, dipende da quanto vuol calcare la mano l’autrice. Sono un po Michelle Pfeiffer in Paura d’amare, film molto gradevole che pochissimi sanno essere tratto da un meraviglioso testo teatrale che io acquistai in lingua originale in un bookshop newyorkese dopo aver pianto lacrime di gioia di fronte alla sezione teatro. Già il fatto che esistesse una vera sezione teatro mi aveva fatto toccare il cielo con un dito. Ero abituata a sezioni spettacolo nelle quali perdersi tra Pirandello e Shakespeare, Shakespeare e Pirandello e alcuni rari dintorni. Sono un po Liv Ullmann in ‘Sussurri e grida’ di Bergman e un po Mary Beth Hurt in ‘Interiors’ di Woody Allen. Sono Gena Rowlands (che ogni divinità la benedica!). E si, citazioni vintage da Matusalemme, ma è la verità. Mi ha scritta qualcuno che mi voleva di notte da sola a ruminare pensieri, ma…
…la mattina seguente, tutto cambia.
Gli uccellini cinguettano come nella Biancaneve di Disney e io, sorridendo, vado a prendere l’acqua al pozzo con una leggiadria inusitata (tenendo conto del fatto che un secchio pieno d’acqua pesa, per-il-kaiser-sose…, lo so perché faccio avanti e indietro dalla doccia alla vaschetta per il bagnetto di Sole tutte le sere). Gorgheggio e danzo leggiadra. Divento Benedetta Parodi che prepara un piatto veloce veloce per il pranzo, Spank di Hello Spank quando fa gli occhi a cuore, Anne Sullivan in Anna dei miracoli (senza risultati miracolosi, però), Antonella Clerici nella famosa ‘Prova del cuoco’ o Corrado Mantoni in ‘Il pranzo è servito’, Lydia Grant in ‘Fame’…ok, mi fermo, altrimenti mi capiscono solo gli over ‘anta’ e più. Però, documentarsi non è poi così male. Quindi se siete ancora troppo giovani per capire un tubo delle mie citazioni…beh, vale la pena di approfondire. Vi assicuro che non ve ne pentirete.
Poi la mia piccola Sole si sveglia per una poppata notturna, l’allergia mi fa starnutire, il pane che ho infornato è ben cotto e gonfio, la lavatrice ha finito il suo ciclo di lavaggio e ci son le lenzuola da stendere,
apro il balcone per fare entrare l’aria della notte, quell’aria che profuma di inizio estate, di corse al mare con i motorini scassati, di ragazzi con le teste impomatate di gel, di menta e basilico, di limonate e chinotti, di schizzi di spuma sulle barche a vela, di quel futuro immaginato e mai realizzato, di quell’altro futuro immaginato e realizzato, di un passato che cerca di scivolare via dai miei pugni ancora stretti, di un futuro che bussa alle pareti per invadere la casa, di quei mondiali dell’ottantadue quando tutta l’Italia esultò per il goal di Altobelli (che momenti indimenticabili, oddioooooooooo), di un ardente desiderio di pace, di un ardente desiderio di amore.
Io che scrivo di notte da sola,
spezzerei volentieri questa lunghissima solitudine, magari a fine pandemia, quando sarà normale darsi un abbraccione che fa male, prendersi a pacche sulle spalle senza infilarsi i guanti o passarsi l’ amuchina prima e dopo. Sorseggerei volentieri un bel mohito gelato in riva al mare chiacchierando di cose leggeeeeereeeee mentre mi perdo negli occhi di qualcuno che poi si scoprirà essere davvero niente di speciale ma kissene. Mi farei spalmare olio di cocco sulla schiena parlando della mega grigliata che faremo in giardino (solo verdure perché al veganesimo e a Dio non ci rinuncio). Viaggerei in prima classe, di tanto in tanto, facendomi fare l’occhiolino da steward e hostess e leggendo tutti i quotidiani del carrellino.
Io che scrivo di notte da sola, a volte sogno di uscire dalla trincea, con la bandiera bianca, abbassare le armi, e consegnarmi al presunto nemico per vedere se poi è tanto difficile morire…tu chiamale, se vuoi, emozioni, ma, prima o poi, toccherà dargliela vinta!
Esprimo la mia più profonda e sincera gratitudine all’Universo che mi ha voluta così complessa e difficile. Amo ogni sfaccettatura della mia complessità, ma, a volte…
Continua.
A scrivere di notte da sola…
🙂
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Sei il capo del mio fan club 😁🐾❤️🌻Grazie! Certo che scrivo. Ho un sacco di cose da dire!
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👍🏻👍🏻👍🏻
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