
Ci sono periodi della vita, anche piuttosto lunghi, nei quali sembra andare tutto per il verso sbagliato. Sembra che i Numi si siano accordati per metterti costantemente i bastoni tra le ruote e gli esseri umani si facciano complici perfetti di questo assurdo dispetto. Le bestie e le persone si ammalano, gli inghippi sul lavoro si moltiplicano, i brutti incontri diventano l’ordine del giorno e…una serie virtualmente infinita di cosiddette sfighe si abbatte sul tuo capo senza nessuna pietà. Ovunque tu vada, qualunque cosa tu faccia, sembra tutto destinato ad andare per il verso opposto a quello che tu desideravi.
Ecco. Questo è il lato peggiore, quella parte della medaglia nella quale non arriva la luce. Questo è ciò che vedrei se rimanessi ferma da questo versante delle mie sfighe a contemplare il lato buio della questione. Ma io son molto fortunata. Ho un cuore ipersensibile che si dilata e si restringe alla velocità della luce e ho sempre una enorme voglia di andare a trovare il punto in cui batte l’unico o l’ultimo raggio di sole che il mondo aveva a disposizione. Sono doppiamente fortunata perché sono indomabile. Non ci sono ostacoli che mi possano separare troppo a lungo dalla mia gioia. Certo, il fatto che la cana, the best gift ever, stia molto meglio, aiuta ogni ragionamento a essere orientato al meglio piuttosto che al peggio. Lei è il mio amuleto, la mia speranza, la compagna di una consistente fetta di vita; lei è la magia della pazienza e il miracolo della cura.
Ma non divaghiamo. Sta meglio e il resto lo vedremo cammin facendo. Quello che, invece, era urgentissimo dire riguarda questa cosa del bicchiere che può essere mezzo vuoto o mezzo pieno. Il pensiero mi ha avvolta qualche giorno fa quando, tornando dal supermercato alla fine di una di quelle mie infinite giornatine che ben conoscete, mi si è rotta la busta e tutta la spesa è finita rovinosamente per terra, sul marciapiedi, in mezzo a una folla di gente che non vi dico. Il latte di riso al cocco è praticamente esploso schizzando tutto intorno, la cioccolata fondente con le nocciole intere si è ridotta in poltiglia e così via. Era una di quelle scene che si possono solo commentare con un: “Ma sei davvero una sfigata, dai!”. Eppure…
Guardiamo da vicino la scena. La busta della spesa cade e il contenuto si rovescia rovinosamente, un ragazzo molto carino (e purtroppo accompagnato dalla fidanzata) si precipita a raccogliere la roba da terra, salvando anche buona parte del mio latte di cocco e dicendo: “Noooooooooo, mi dispiace, dai. E’ così brutto quando capita!”. Ragazzi, compassione di un estraneo? Ho vinto alla lotteria, e non è finita. Dopo che il prode cavaliere ha riposto tutto sulla panchina di fronte al bar nei pressi di casa nostra, io sto cercando di organizzare il trasporto di tutti quegli oggetti senza l’ausilio di un adeguato contenitore ma ecco che…una ragazza carinissima che stava distribuendo volantini pubblicitari, si offre di darmi la sua busta della spesa e insiste perché la tenga. Non c’è bisogno che la restituisca, mi ripete mentre mi porge la sacca di tela gialla, e sorride con un sorriso che mi apre il cuore. La rassicuro che gliela restituirò in brevissimo tempo perché abito al palazzo accanto e devo solo salire un paio di piani. “Non si preoccupi, davvero”. “Torno subito con la sua busta. Ancora grazie. Lei è gentilissima”.

Vado a casa. Ripongo la spesa sopravvissuta in cucina. Ripiego la busta giallo fosforescente. Scarto la cana che sta chiedendo cibo, ovviamente. La munisco di pettorina e guinzaglio e scendo a restituire il prestito. La ragazza è ferma sulla panchina e chiacchiera con una signora. Appena mi avvicino con l’accrocco canino al guinzaglio, mi sorridono come se vederci fosse una gran bella cosa. E, insomma, non si viene a scoprire che la ragazza è matta per i cani e che dopo aver perso il suo adorato bestiolino, ne ha adottata una con un sacco di guai perché malmenata brutalmente e…si…la busta si è rotta, il latte di riso al cocco è praticamente andato (ma non tutto), ma io son qui a chiacchierare e a sorridere e a compiacermi dell’esistenza di tanta bella gente e…non importa se ultimamente ho preso tante badilate sulla schiena…cioè…si che importa…ma conta di più il fatto che riesco a vivere dal lato luminoso delle mie tenebre.
Quando hai conosciuto il nero, la disperazione, la trappola, la via senza uscita, hai due alternative: puoi scegliere la via della luce o quella del lamento. Io ho scelto di stare affacciata alle finestre delle mie tempeste. E funziona. Sempre!
Stamattina usciamo, io e Cana, a fare la nostra ennesima passeggiata. C’è il sole, la gente ci sorride. Chiacchieriamo con le amiche di quartiere. Ci intratteniamo a raccontarci le reciproche sventure, ma con la forza di chi sa che stiamo sulla stessa barca e con la solidarietà e l’umanità di chi è capace di compassione anche verso degli sconosciuti. Qualcuna dice il mio nome ad alta voce. Non pensavo neanche lo sapesse. “Roberta, con il lavoro come va?”. Questa umanità esiste ed è questa la gente che voglio frequentare. Questo è il lato dal quale ho deciso di abitare.
E…sapete che vi dico? Se ce l’ho fatta io, siete tutti a cavallo!