Vorrei tanto scrivere tutti i giorni, avere la calma,il tempo, lo spazio, il permesso da me stessa, per scrivere, scrivere, scrivere. Periodicamente, però, mi perdo in certi doveri, che non son più neanche sicura siano così doverosi. Le cose sono andate così. Ci sono motivi antichi, torti incorreggibili, conseguenze di incidenti passati. Per quanto mi ribelli: c’è una parte di me, determinata e solida, che mi rimette in discussione la libertà conquistata, che mi manda a gambe all’aria e mi costringe a infilarmi in certi doveri, in certi obblighi, che non riconosco più. Eppure capita. Me lo dico spesso che non ricapiterà, che non sono più la ragazzina ribelle che il padre svegliava bruscamente perché ‘a quest’ora non si dorme’, che non devo niente a nessuno, che potrei, a buon diritto, rimanere a contemplare l’infinito e prendere appunti, perché è la mia vita, MIA. Ragazzi/e, che fatica! E, puntualmente, ricapita!
Lo decido di prepotenza che è ora di rincasare,di arrotolarmi nei miei appunti e di farmi confortare dalla fantasia e dalle parole. Decido che posso prendermi il tempo. In fondo, il cibo per noi l’ho procurato e siamo al caldo e le bollette son pagate. Ci ho messe al sicuro.
Lei si sveglia e mi fissa. Indovinate? Ha un certo appetito. Sorrido e, quando sorrido, sa che, prima o poi, cederò. Riprende a russare, sdraiata, lunga lunga, perché si sente al sicuro. Nei momenti in cui non scrivo, la mia testa prende appunti, continuamente. A volte è estenuante. La mia mente velocissima, ha già scritto enciclopedie di pensieri. Torno a casa, nelle mie storie, dove è giusto che stia, perché ci sto comoda e Dio, quella Signora così giusta da stare a capo dell’intero Universo, vuole che stiamo comodi, tutti, perché desidera che siamo felici. E se non ci credete, siete ancora in tempo per emendarvi: avete una sola vita, per quanto ne sappiamo. Non vi fate fregare il buonumore e il piacevole stare al posto giusto nel momento giusto.
Ieri abbiamo incontrato la signora dei biscotti, quella che si batte per i diritti degli animali, nutre i gatti della colonia felina, insegue quelli che maltrattano i cani, denuncia, scrive ai giornali, perseguita gli impiegati del comune per interventi tempestivi a salvaguardia di bestiole vittime di violenza, va a tutte le iniziative LAV e bacchetta gli umani che hanno animali troppo magri o dall’aria triste.
E’ adorabile e, contestualmente, spaventosa. La cana la riconosce da distanze spropositate. Sente il profumo di biscotti da lontanissimo. Mi trascina, le si siede di fronte e aspetta. Il rischio di obesità è altissimo. La signora le da una decina di biscotti uno appresso all’altro, senza sosta. Si tratta dell’apporto calorico di una giornata intera, consumato in pochi secondi. Sto parlando del paradiso dei cani. ‘Sta bene, sembra ringiovanita’-mi fa la signora dei biscotti, indicando Cana. Beh, è trattata come una regina, nutrita meglio del Dalai Lama, amata come fosse un giovanissimo e focoso amante, coccolata come una parte del mio stesso corpo…che manca? Non è forse questo l’elisir di lunga vita e di eterna felicità? ‘Si vede che è molto amata’ -la signora interrompe il flusso dei miei pensieri- ‘Gli esseri amati stanno bene, in buona salute’. Sorrido. Penso alle mie profonde occhiaie dell’ultimo periodo, al mal di testa, alla stanchezza, e annuisco. E’ vero. Ho nostalgia!!!
Torno a casa, dentro quel posto sicuro nel quale crescono le storie. Mi faccio la promessa di non mancare più così a lungo. Mantengo sempre le mie promesse. Faccio una spremuta, uno starnuto di allergia e divido un cracker di farro integrale con la cana.
Quest’aria, questa pioggerellina senza personalità, questo cielo grigio, questi giorni pieni di tristezze immeritate, questi pollini che mi fanno starnutire e lacrimare e prudere la pelle del viso, questa radio che trasmette vecchie canzoni a sorpresa, tutto questo merita una pausa. Gli esseri amati stanno in buona salute. Ci ripenso. Mi avvolgo con i ricordi e con il calore di certi amori passati, comodi come le vecchie pantofole a forma di topo, mi lascio andare a una inevitabile malinconia e resto. Dico: ‘Sto!’, come lo si dice in certi giochi di carte, quando hai raggiunto il massimo del punteggio possibile e la prossima potrebbe essere la carta che ti fa ”scassare”. Io non voglio ”scassare”. Io sto. Sto con quello che c’è e che non mi piace affatto. Sto con certe mancanze d’amore che non posso governare, con assenze imperdonabili e con le lenzuola da lavare aspettando che smetta di piovere o da portare in lavanderia per vedersele riconsegnare asciutte, profumate e perfettamente piegate. In fondo, è sempre possibile scegliere. Sto con le voci moleste dei vicini di casa che, sfortunatamente, non si gridano ”ti amo” e non stanno facendo l’amore per ricordarsi di come erano quando, ragazzi, sognavano una vita perfetta. Sto con la cana e con la speranza di stare meglio.